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lunedì 1 febbraio 2016

LA STORIA DI UN GRAN DETECTORISTA

In questo blog voglio raccontarvi la storia di un amico e gran detectorista che ha deciso di restare Anonimo.

Nato il 29 08 1959 in una piccola zona rivierasca del Po ai confini dell'Emilia e Lombardia la storia inizia qui.Gia' all'eta' di 8 anni ero attratto da tutti gli apparecchi elettrici ed elettronici,praticamente smontavo tutto,mi ricordo mio papa' quel giorno che   vagliava l'idea di spedirmi in un colleggio dopo che gli avevo smontato pezzo per pezzo una delle prime radio giradischi a mobile della Grunding che aveva pagato una follia,era un'apparecchio costruito quasi interamente a valvole,l'avevo smontato per capire come e perche' usciva il suono.All'eta' di 10 anni una sera alla sagra del Paese per la prima volta sentii una musica che mi fece schizzare il sangue alle stelle..il pezzo era Popcorn...naturalmente tutti i miei amici mi dicevano che io ero matto ad ascoltare quella musica..ma ben presto mi resi conto che il mio modo di ascoltare la musica elettronica non era uguale ad una persona normale..io ero preso dalle sonorita' oltre che dalla genialita' di comporre una melodia basata su poche note, ma con un'atmosfera unica.
All'eta di 14 anni feci un corso di Media Elettra e cominciai a capire gli arcani di come funzionavano i circuiti elettronici.Sempre piu' attirato dalle prime sequenze che se mpre si sentivano per radio cominciai a costruirmi il primo riverbero a molla,il mixer a 21 canali con controllo di toni e i primi 3 sintetizzatori tipo Bhuccla,iniziando cosi' a comporre le prime sequenze di musica elettronica.Nel frattempo continuavo gli studi di pianoforte ...obbligato da mio padre.Oltre all'hobby dell'elettrronica ero maniaco della fotografia e dei video...allora c'erano solo le cineprese a super8 e non tutte le diavolerire che ci sono adesso...avevo anche un titolatore a rullo,praticamente con la macchina da scrivere si scriveva su un foglio colorato poi lo si attaccava sul rullo e lo si faceva girare con una manovella illuminato dalle  parti e si riprendeva il tutto con la cinepresa e poi si procedeva con la giuntura degli spezzoni di pellicola.Continuai cosi' per 4 anni..poi arrivo' la lettera verde...alle armi...e in una data stabilita partii per fare i 30 giorni a piacenza.Dove risultai idoneo per fare parte del Corpo dei paracadutisti,io ero anche appassionato di esplosivi....e cosi' fu'.Una mattina di un Dicembre degli anni 70-80 mi ritrovai alla S.M.I.P.A.R. a marciare in mutante scalzo e con 30 kg di roba sulle spalle a -22 gradi sottozero.Mi ricordo che quell'anno ci furono 12 suicidi in caserma...la vita dentro al Car era impossibile,ogni sera sbrandamenti e buttavano giu' tutta la nostra roba dalle finestre e di giorno maltrattamenti da paura...solo per farci diventare cattivi e aggressivi...manco dovevamo andare in guerra.
Dopo 2 mesi ci fu' il primo lancio con ben 7 morti..i Paracaduti non si aprirono e cosi' 7 ragazzi morirono chi sul colpo chi completamente insaccato con dolori allucinanti.Al secondo lancio io mi rifiutai di parteciparvi e cosi' mi spedirono a Piacenza nel corpo del Genio Guastatori.Praticamente li' imparai a smaneggiare vari tipi di esplosivi e feci un corso di 2 mesi come bonificatore di campi minati.Ci spiegarono come era costruito un'MD e come funzionava...erano pesantissimi ed erano alimentati con la batteria dentro ad uno zaino  erano batterie delle auto cioe' al piombo e acido.Non sto' a spiegare gli incidenti sui campi minati..sarebbe inutile,so' solo che ben presto mi resi conto della sintonia che avevo con quei primi garrett usati dalle forze armate Americane...erano apparati elettronici..molto simili ai sintetizzatori che amavo..e mi innamorai cosi' anche degli MD.
Dopo il corso a Piacenza mi trasferirono alla Bay...Base a Mare di Marina di Pisa e li'...io e un mio compagno di camerata ...prendevamo in prestito nei giorni di festa il Metal e ci recavamo a Marina di Massa....la mecca la chiamavamo noi..non vi dico quante centinaia di lire di roba preziosa abbiamo trovato nelle spiaggie frequentate dai Vip.Con i ritrovamenti venduti ai banchi dei pegni..poi si andava a donne...avevamo 19 anni..il pensiero era sempre li'.Il divertimento continuo' per un bel po' di mesi..finche' un giorno ci trovammo l'MPC che ci arresto'..in spiaggia..cavoli amari..c'eravamo fatti prendere la mano..per fortuna il Maresciallo e il Capitano ebbero pieta' di noi e ci misero per 2 mesi senza libera uscita..e cosi'..non contenti una domenica fregammo di nuovo un'md ( i nuovi White's ) e ci incamminammo nella tenuta di S.Rossore..a caccia di reperti storici...quella giornata fini' in tragedia..il mio compagno becco' una Valmara..la temibile v59 modello vecchio..io stavo facendo il bagno in quel momento...gli avevo detto di stare attento e che eravamo in campi minati di addestramento...mori' sul colpo..e io fui punito a dovere...ecco perche' non voglio sentire parlare di militaria...certi ci giocano..ma e' molto pericolosa.
Arrivo' il congedo...con molta tristezza mi avviai verso la stazione ferroviaria..e ritornai nella mia terra.Passarono 2 anni ...e passeggiando per una via di Bologna in un negozio di armi vidi un'MD della withe's...decisi di comperarlo..contrariamente a quello che mi ero giurato..cioe' di stare lontano dagli md.Iniziai cosi' almeno 3 volte al mese a cacciare in mezzo alle langhe sconfinate della Bassa Reggiana...dove trovai di tutto,monete antichissime e oggetti di valore e ogni tanto mi recavo sulle spiaggie del ferrarese per cimentarmi nella caccia di preziosi.Il caso piu' significativo che mi ricordo e' un giorno quando trovai in mezzo al bosco uno strano oggetto mezzo fuso..di grosse dimensioni..lo feci analizzare e salto' fuori essere un frammento di meteora..fu' una grande emozione.Di solito cacciavo nelle zone di grandi battaglie del " medioevo" ma eta' considerata moderna ma il mio vero amore erano le monete antiche.Nel frattempo mi specializzavo sempre di piu' con i montaggi video e le musiche.Ormai ero arrivato al punto di capire solo dopo pochi minuti qualsiasi MD che prendevo in mano capendo ben presto le fregature che c'erano in commercio spinte da una pubblicita' completamente fasulla e ingannevole.Io comunque..uscivo sempre da solo e mi facevo i cavoli miei.In quel periodo incisi molti dischi di musica elettronica finche' dopo una brutta fregatura mollai la musica..ma continuai ad addestrarmi e a capire sempre di piu' gli arcani di funzionamento degli MD.Avanti tempo ma molto tardi iniziavo ad osservare i video su YouTube e come per magia fui colpito da un fantastico personaggio che pregava mentre cagava...scoppiai a ridere come un matto e da quel giorno lo seguii costantemente..finche' un giorno lui espresse un desiderio...quanto vorrei avere un'MD...io guardai contro il muro...avevo appeso un'md che quasi non usavo piu'..con tutto il mio cuore gli e lo donai..apportandoci modifiche micidiali..da parallelo collegai le batterie in seriale e modificai alcuni componenti per poterlo fare funzionare a 18 volt...risultato..una bomba..il caro M.M. fu' sconvolto dal regalo..e da quel giorno mi sprono' per mettermi in gioco..io ero titubante..lo sapevo che mettendomi in gioco avrei avuto tanti nemici..ma lui voleva questo e percio' iniziai con il primo video e il successo nelle visioni fu' molto alto..grazie alle mie doti acquisite sul video editing e musica...accettai questo compito pesante perche' negli ultimi 2 anni mi ero ammalato di una gravissima malattia..avevo solo 6 mesi di vita....ero dimagrito 28 kg...non stavo piu' in piedi..ero alla fine..Il grande predicatore inizio' a pregare per me...e il miracolo avvenne..a distanza di 2 anni sono guarito all'80%...certo non sono guarito del tutto..ma ogni giorno vedo il miglioramento..purtroppo nel mentre che ero ammalato persi tutto..azienda e tutto il resto..per darmi uno scopo di vita iniziai ad estrappolare le mie capacita' di Md sui video e cio' mi diede la forza di reagire a questa terribile malattia..chiamata la malattia del suicidio da tanto che i dolori erano acuti e mostruosi.Polineuropatia Asonale..i nervi che scoperti dalla guaina di mielina andavano in corto..buttando il cervello nel completo caos a inviare messaggi di dolore lancinanti che in realta' non esistevano...ma provocati da un corto circuito dei nervi che si toccavano al vivo...come due cavi elettrici.Bene..insistendo anche se provavo terribili dolori..in un Film alzo l'Md non per i ritrovamenti fatti..ma perche' ero riuscito quel giorno a reggere per ben 30 km a piedi..in terra di bosco..ero felice..e da quel giorno ho giurato di difendere il grande predicatore miracoloso..Detto dai medici..e' stato un miracolo..impossibile guarire..eppure e' cosi'.Nell'ultimo Film con innumerevoli visioni in 2 mesi ho coronato un sogno che seguivo da ormai 10 anni..trovare un cimelio raro in quella zona della grande battaglia...impiegai 3 mesi tra caccia ritrovamenti e editing vari...il tutto compresso in 30 minuti di pura azione..alla fine del Film getto via l'Md....non per fare scena..ma perche' successe una cosa molto grave durante le riprese e l'editing..cosa che non posso menzionare...forse il filmato dove getto l'MD sara' l'ultimo Film che ho prodotto..in ogni Film che faccio..alla fine metto sempre una scena con un senso di continuita' o fine.Nel frattempo pero'..ho aiutato tantissimi giovani a non farsi pigliare per il culo da pubblicita' ingannevoli e truffaldine...giovani forti e valorosi che sicuramente faranno la storia del Metal Detecting Italiano...contrastando e facendo video dove fanno e faranno vedere a tutto il mondo che se anche siamo governati da gente incapace...certi Italiani...che rientrano nella fascia degli evolutivi, sono e saranno la storia e l'esempio per le generazioni future.
Sono fiero di aver trasmesso le mie conoscenze a questi giovani coraggiosi e forti.Cosa ci ho guadagnato?...nulla ma mi sono dato lo stimolo per reagire alla mia terribile malattia e aiutare il prossimo a seguire una strada con indicazioni giuste.
Potete credermi oppure no ma ricordatevi di coltivare le vostre passioni abbattervi MAI!
Ciao Anonimo

MUNIZIONAMENTO PER MOSCHETTO AD AVANCARICA IMPIEGATO NELLA BATTAGLIA DI SOLFERINO

Introduzione


Nei primi moschetti a canna liscia il proiettile aveva una forma sferica che 
necessariamente doveva essere leggermente sottocalibrata rispetto al 
diametro della canna per poterla caricare. Perciò' la superficie di attrito del 
proiettile contro le pareti della canna era minima. Va  considerato che la palla di fucile sferica ha un pessimo rapporto volume-superficie ed inoltre col suo centro di massa coincidente col centro geometrico, tende sempre a ruotare su se stessa durante la traiettoria: infatti la parte posteriore della sfera durante la traiettoria non subisce l’impatto con l’aria,favorendo una depressione alle spalle del proiettile. Questo fa sì che la parte 3 della sfera tenda sempre a scavalcare la parte anteriore che subisce l’attrito con l’aria ed il conseguente rallentamento in un susseguirsi di scambio dei ruoli, sempre a discapito della precisione .Vanno inoltre sommati ai problemi sopradescritti anche i rimbalzi che la sfera compie contro la parete interna della canna prima che questa l’abbandoni.
                                                                                                   

Ovviamente questo gioco esistente tra palla e parete interna della canna 
andava eliminato,altrimenti la maggior parte dei gas generati dalla rapida 
combustione della carica di polvere nera avrebbe oltrepassato il proiettile 
anziché contribuire a spingerlo.
Quando non esisteva ancora una cartuccia di carta preconfezionata in arsenale ,ma polvere e palla venivano portate separatamente, questo inconveniente,il gioco tra palla e canna, fu risolto avvolgendo la palla con una pezzuola precedentemente ingrassata 
con del sego misto a cera d’api .

Con l'avvento delle cartucce preconfezionate e soprattutto con l'adozione 
della canna rigata le cose cambiarono radicalmente,anche se i problemi da 
risolvere rimasero più o meno gli stessi:sfruttare al massimo la spinta data 
dai gas prodotti dalla combustione della carica di polvere nera,impedire a 
questi gas di oltrepassare il proiettile durante la sua corsa in canna.
Con l'avvento della canna rigata la forma dei proiettili cambiò 
radicalmente. Si passò dalla classica palla avente una forma sferica ad una 
serie di proiettili di varie fogge,da ogivali,a una forma tronco conica con 
o senza cavità posteriore, con corpo solcato da piccole e poco profonde 
scanalature trasversali, oppure, come nel caso del proiettile austriaco, con due
scanalature più profonde.

Per  evitare fughe di gas, ed ottenere pertanto la massima efficienza dalla combustione della polvere nera,quindi la massima efficacia nella spinta dei gas ,si rese necessario ideare un nuovo tipo di proiettile al fine di far espandere il piombo del proiettile e di farlo aderire il più possibile alla parete interna della canna. In questo caso però non si trattava più di una canna ad anima liscia, ma di una canna che al suo interno aveva delle scanalature larghe alcuni millimetri,poco profonde e con un avanzamento elicoidale, destinate ad imprimere al proiettile un moto rotatorio sul proprio asse per stabilizzarne la traiettoria .

Mentre in una canna liscia fu relativamente semplice ovviare a questa fuga 
di gas tra proiettile e canna, come abbiamo visto, il problema fu risolto 
inserendo la palla avvolta in una piccola pezzuola di lino ingrassato,tanto che Il sistema della pezzuola funzionò egregiamente e non fu mai abbandonato 
fino a che non furono inventate le cartucce di carta preconfezionate.
Con il loro avvento, in luogo della pezzuola di lino veniva usato l'involucro di carta della cartuccia.

Per caricare il moschetto ad anima liscia usando una cartuccia 
preconfezionata bastava lacerare con le mani o con i denti la parte posteriore
della cartuccia, versare la carica di polvere nera all'interno della canna,
inserire la palla con il resto dell'involucro di carta e spingere il tutto verso 
il fondo della canna con l'apposita bacchetta calcatoio. La parte del corpo 
cartuccia, contenente la palla di piombo , era  ingrassata con sego e 
cera d'api,mentre l'involucro di carta che conteneva la dose di polvere nera 
ed il proiettile in piombo veniva trattata con una soluzione di acqua distillata satura di salnitro, in modo da rendere la carta totalmente combustibile.
In questo modo la carta fungeva comunque da borra che alla fine rimaneva totalmente incenerita dalla fiammata provocata dalla polvere nera e si eliminava la possibilità che rimanessero in canna pericolose braci formatesi dalla parziale combustione della carta. Queste avrebbero potuto accendere la polvere versata durante la ricarica successiva del moschetto,soprattutto durante una fase di tiro celere, con le conseguenze negative del caso. Infatti
i 4/6 grammi di polvere nera era (più o meno la quantità necessaria di propellente usata per confezionare le cartucce del periodo), che accidentalmente si fossero accesi mentre si stava ricaricando il moschetto, potevano provocare delle profonde ustioni alle mani e lesioni  agli occhi.

Tutti i proiettili dell'epoca erano costruiti con del piombo tenero e non 
legato con antimonio ,come avverrà in seguito,quando cominceranno ad apparire i primi moschetti mono colpo a retrocarica (1866-1867 per gran parte delle nazioni europee).

Il proiettile per armi ad avancarica doveva essere necessariamente costituito solo da piombo per il semplice motivo che doveva essere duttile e tenero, tanto da potersi dilatare facilmente sotto la spinta dei gas,oppure cedere facilmente sotto i colpi di bacchetta-calcatoio come avremo modo di vedere più avanti.

Ormai era chiaro che non aveva senso usare una palla sferica in una canna rigata,poiché non si sarebbe potuto sfruttare al meglio le potenzialità ed i vantaggi offerti dalla rigatura.
Infatti i proiettili aventi una forma oblunga stabilizzati dalla rigatura,pur avendo una velocità d'uscita inferiore rispetto ad una 
palla sferica sparata in una canna liscia , riuscivano a mantenere una traiettoria più tesa con una gittata maggiore. 

Essi potevano  intrinsecamente favorire un tiro più preciso ,nonostante la parabola necessaria al proiettile per attingere un bersaglio a lunga distanza.

                                        

Il proiettile da 18,1mm in un primo momento adottato per le armi a 
camera ristretta era il mod.1847/49 con ogiva di forma tronco conica del peso di 43 grammi e lunga 25mm il baricentro, spostato all'indietro,era dotato di due fasce in protuberanza in mezzo alle quali  vi era  una scanalatura al centro, profonda circa 1mm.La funzione di questa scanalatura ,che con le due fasce formava una sorta di doppia cintura in rilievo attorno al proiettile, era di  
contenere il grasso lubrificante.
Non va dimenticato che il proiettile era più stretto della canna di circa 1mm. e la canna aveva ben 12 rigature larghe circa 2 mm. ad andamento destrorso.
Il funzionamento di questo proiettile era alquanto semplice,ma era necessario 
uno sforzo fisico non indifferente per poterlo caricare correttamente.
La canna di questo particolare modello di moschetto, oltre che ad essere rigata, 
possedeva un'altra particolarità: al suo interno vi era un restringimento o, 
per meglio dire, uno scalino appena sopra la camera destinata a contenere la polvere da sparo.

               

A SINISTRA SISTEMA SARDO PIEMONTESE  NESLER A CANNA LISCIA, AL CENTRO SISTEMA  FRANCESE  A STELO THOUVENIN, A DESTRA SISTEMA AUSTRIACO A CAMERA RISTRETTA O KAMMERBUECHSE  GUSTAVE DELVIGNE

La base del proiettile trovava quindi appoggio su questo restringimento, poi per mezzo della pesante bacchetta calcatoio in dotazione al moschetto, lo stesso veniva percosso.

Il proiettile non andava ad appoggiarsi direttamente sulla polvere,e con 
questa soluzione si ottenevano ottimi risultati: il piombo si dilatava all'interno della canna andando ad occupare lo spazio tra i vuoti di rigatura,favorendo un'ottima tenuta dei gas. Questo giovava alla potenza e precisione del proiettile, quantomeno per i primissimi colpi sparati. Poi bisognava fare i conti con le fecce di combustione,un problema comune a tutte le armi ad avancarica del periodo,poiché  ad ogni colpo sparato nell'interno della canna 
si depositava inesorabilmente una quantità enorme di particelle incombuste, prevalentemente carbone , salnitro e scorie di piombo, rendendo estremamente faticoso ricaricare l'arma anche dopo pochi colpi.

Nonostante gli anni passati a sondare col metal detector le zone dove 
avvennero gli scontri ,personalmente ho recuperato sul campo di 
battaglia pochi esemplari di proiettili mod.1847/49,e sono propenso a pensare che il giorno della battaglia di Solferino questo particolare modello di proiettile non fu 
impiegato, su larga scala,perché già obsoleto e sostituito dal successivo M1853 con diverso 
principio di funzionamento .

Il proiettile austriaco per armi a camera ristretta rigate mod.1853 cal.18,1
mm. del peso di 44,8  grammi lungo 27mm aveva il baricentro spostato
all'indietro come nel precedente.
Anche per questo tipo di proiettile con il centro di gravità spostato all'indietro per mantenere una traiettoria tesa e perfettamente 
diritta , bisognava sfruttare al massimo il moto rotatorio sul proprio asse impostogli dalla rigatura interna alla canna. Se ciò non avveniva, la parte posteriore del proiettile, più pesante della parte anteriore, 
al calare della  velocità per effetto dell'attrito con l'aria, si sarebbe letteralmente capottata e così destabilizzata, andando inesorabilmente ad impattare fuori dalla zona precedentemente presa di mira.

Questo proiettile manteneva una forma tronco conica simile al precedente M47/49,ma fu ideato con un concetto progettuale totalmente differente, anche se destinato ai medesimi moschetti che utilizzavano in precedenza la palla mod.1847/49.
In questo modello venivano eliminate le due fasce centrali del mod. 47/49,mentre  le scanalature diventavano  due con forma conica, profonde circa 4 mm e leggermente svasate, con una larghezza di 3 mm. ciascuna,di fatto formando due dischi di compressione in piombo con uno spessore di 3mm che però non dovevano contenere del grasso lubrificante come nella mod. 1847/49. 
Va evidenziato che il nucleo del proiettile ove convergeva  il vertice delle due scanalature misurava 10mm.,risultando ben 8 mm più stretto del calibro effettivo.
Il restringimento e di fatto l’indebolimento della parte esterna, era pertanto concepito per dar modo al proiettile di comprimersi con relativa facilità quando battuto dalla bacchetta,in fase di caricamento,raggiungeva il fondo della canna e si doveva deformare collassando su se stesso,  avvicinando il più possibile fra loro i due dischi per dilatare il diametro della parte collassata che, aderendo all’interno della canna, avrebbe costituito il nuovo sistema di tenuta dei gas di combustione.
Il terminale della bacchetta calcatoio aveva una testa cava a forma di V rovesciata in modo che copiandone la forma,non danneggiasse la conicità del proiettile durante la fase di caricamento In questo modo il proiettile si sarebbe sufficientemente dilatato andando ad occupare i vuoti di rigatura e contemporaneamente offrendo una buona 
tenuta all'espansione violenta dei gas.
Va considerato che il  proiettile mod.53, se ben compresso all'interno della canna, cambiava radicalmente aspetto, assumendo una forma diversa e  variando anche la sua lunghezza,proprio per effetto della compressione dei dischi/scanalature. Questo proiettile in fase di caricamento perde ben 2mm della sua lunghezza totale,mentre la base del proiettile,sotto i poderosi colpi inflittigli dalla bacchetta, si trafilava contro il 
gradino d'appoggio penetrando per circa 4mm in camera di scoppio.
                                 

Proiettile Mod.53  a destra prima del caricamento a sinistra a dopo lo sparo

Misurando il proiettile alla base, possiamo conoscere anche di quanto si riducesse  la camera di scoppio per formare il gradino d'appoggio al proiettile stesso che passava  in questa parte da un diametro di 18mm. ad uno di circa 13mm .
Anche per questo proiettile la forza umana era essenziale per dar modo al 
proiettile di espandersi, i dati del proiettile mod.1853 provengono da uno 
dei pochi proiettili di questo modello  rinvenuti sul campo di battaglia 
attorno alla località di Casa Nuova e rimasto praticamente integro, dopo lo sparo.
Anche i dati inerenti a quest’ultimo provengono da un proiettile  andato perduto prima di poter essere caricato, e sempre rinvenuto nei pressi di Casa Nuova.

Facendo una comparazione fra alcuni di questi proiettili rinvenuti sul 
campo di battaglia, risulta evidente che il nuovo progetto contenesse notevoli limiti. Infatti per ottenere un risultato di adeguata compressione delle due scanalature, come nel proiettile numero 2 della foto,occorrevano diversi colpi ben assestati con la bacchetta,ma tutto ciò richiedeva molta energia fisica e soprattutto molto tempo.
Non va dimenticato che per ricaricare un'arma ad avancarica durante questa fase si doveva necessariamente rimanere in piedi al massimo in ginocchio,offrendo un ottimo bersaglio al nemico. E’ altresì vero che pure i nemici erano nelle stesse condizioni e per ricaricare i loro moschetti rigati compivano le stesse manovre allo scoperto,ma come avremo modo di vedere più avanti quando tratteremo i proiettili Mignè francesi, si comprenderà il tipo di vantaggio che potevano trarre le truppe di Napoleone dal loro munizionamento per moschetto 

proiettili Mod.53 a confronto

1°) Proiettile perso prima di poter essere caricato
2°) Proiettile caricato in modo perfetto
3°,4°,5°,6° e 7°) Proiettili risultati caricati sommariamente. L'avvenuto 
caricamento di questi proiettili è provato dal piccolo alone circolare 
lasciato dalla camera ristretta alla base dei proiettili; inoltre si notano gli 
anelli di compressione che in molti casi risultano semicompressi. Il proiettile n°4, 
nonostante il profondo segno lasciato dal gradino della camera ristretta, 
che sta a testimoniare l'energia spesa dal fante per farla dilatare, non risulta aver impegnato la rigatura: probabilmente sarebbe 
bastato un ulteriore colpo di bacchetta per far completare al proiettile la 
dilatazione necessaria colpo che il fante non effettuò, forse per mancanza di tempo. O forse il fante  impresse lo stesso numero di colpi necessari per comprimere il proiettile in condizioni normali, ma con minor vigore per la quantità di colpi in precedenza caricati.
La stragrande maggioranza dei proiettili mod.53 rinvenuta sul campo di 
battaglia ha le caratteristiche dei proiettili N°3,5,6e 7, indice di un sommario, se non addirittura pessimo caricamento, con tutte le conseguenze negative del caso: destabilizzazione  per il  ribaltamento durante la traiettoria.

Nella campagna d'Italia del 1859 le truppe austriache erano prevalentemente 
armate con i nuovi moschetti M1854 Lorenz nelle seguenti versioni:
1) "Infanteriegewehr M 1854", fucile da fanteria M. 1854-I a canna rigata, 
cal. 13,9 mm, acciarino a capsula, sistema Lorenz a compressione;

2) "Infanteriegewehr M 1854", fucile da fanteria M. 1854-II a canna rigata, 
cal. 13,9 mm, acciarino a capsula, sistema Lorenz a compressione. 
I fucili da fanteria Lorenz si distinguevano per i due tipi di alzo: il tipo 
(A) 
aveva la mira fissa a 300 passi e con alzo per maggiore distanza fino a 800 
passi;
il fucile tipo (B), per sottufficiali e tiratori scelti, aveva un doppio 
alzo mobile e regolabile fino a 900 passi.
Anche per i reparti cacciatori, come per la fanteria di linea, furono 
regolamentati due tipi di armi: 

1) fucile rigato dei cacciatori (ordinärer Stutzen) M. 1854, cal. 13,9 mm, 
sistema Lorenz a compressione, con portata utile fino a 1.000 passi;

2) fucile rigato dei cacciatori M. 1854, cal. 13,9 mm, sistema Lorenz 
(Dornstutzen) a stelo, la cui portata giungeva fino a 1.200 passi. Questi 
fucili erano decisamente più corti rispetto allo standard dell'epoca e per 
sopperire a questo handicap, per la carabina da cacciatore era prevista una lunghissima baionetta, decisamente sproporzionata rispetto all'arma,in questo modo la carabina da cacciatore poteva competere alla pari negli scontri corpo a corpo.

Diverse unità del genio, dei pionieri e della sanità erano armate con una 
versione leggermente più corta del fucile da fanteria M. 1854-I a canna 
rigata, cal. 13,9mm, sistema Lorenz, denominata "per truppe fuori rango".
Queste erano le principali armi lunghe individuali impiegate dagli imperiali 
nella campagna d'Italia del 1859.oltre alle citate armi cal.18,1mm sistema a camera ristretta. La caratteristica che accomuna tutta la serie di moschetti Mod.1854 nelle varie versioni adottate dalle armate imperiali, oltre al nuovo calibro relativamente piccolo da 13,9mm, è una canna solcata da 4 larghe 
rigature ad andamento elicoidale che avrebbe fatto compiere al proiettile un giro 
completo su se stesso in 210cm. Va considerato che la lunghezza delle canne dei moschetti austriaci variava tra i 900 e i 950mm per la dotazione alla fanteria, tranne per il modello Dornstutzen a stelo e Jagerstutzen da cacciatore che aveva canne lunghe 710mm. ed  il moschetto per truppe fuori rango o Extra Corps Gewehr con canna di appena 667mm.. Nonostante la lunghezza delle canne di tutti i moschetti fosse in grado di imprimere meno di un giro su se stesso al proiettile prima dell’uscita,lo stesso otteneva comunque  un’ottima

stabilità. Tutti i sopraccitati moschetti,oltre al calibro ridotto da 18,1mm. a 13,9mm erano dotati di un nuovo sistema di ignizione della carica di polvere nera,che ora era affidata ad una capsula in rame dove al suo interno vi era stato spalmato del fulminato di mercurio, sistema questo più sicuro e pratico in assoluto per l'epoca.
Questi moschetti dunque avevano tutte le caratteristiche per essere le migliori armi portatili  presenti sul campo battaglia,ma quella giornata tutti i vantaggi che il sistema Lorenz M54 poteva avere nei confronti delle armi in dotazione alle armate franco piemontesi si dissolsero,infatti la grande quantità di proiettili M54 rinvenuti sul campo di battaglia e presi in esame,denunciano tutte le lacune ed i difetti che forse nemmeno i test eseguiti in poligono erano riusciti a far emergere.  Proiettile Mod.1854 a compressione cal.13,9mm lungo 29 mm. del peso di 29 grammi,con baricentro spostato nella parte posteriore: anche per questo modello gli spazi di 2 mm esistenti tra i 2 anelli di compressione dovevano permettere al proiettile di collassare su se stesso. Questi anelli avevano uno spessore di circa 2mm, il grasso lubrificante era cosparso all’interno della carta che avvolgeva il proiettile ,come nel mod.53.
Sostanzialmente quindi il proiettile ha la stessa conformazione del Mod.53 anche se decisamente più piccolo,ma la somiglianza finisce qui,infatti il proiettile mod.54 era stato concepito per funzionare in modo diverso dal precedente
                                  confronto fra M53 a sinistra ed destra M54 

Come si può osservare,il nucleo centrale del mod.54 ha un diametro di 8mm, decisamente più sottile e debole rispetto al nucleo centrale del mod.53 che misurava 10mm.; la punta ogivale rappresenta in un proiettile mod.54, prima di venir compresso, la parte più pesante del proiettile a differenza del mod.53 in cui il baricentro rimane sempre nella parte posteriore .Esaminando attentamente la struttura del proiettile M54 sono portato a pensare che l’intenzione del progettista fosse quella di sfruttare la capacità di far auto-comprimere il proiettile in fase di sparo, mediante l’assottigliamento degli spessori delle parti del proiettile destinate a deformarsi,riducendo quindi al minimo lo sforzo ed il tempo impiegato dal fante per ricaricare il moschetto. Il proiettile era dunque stato concepito per auto comprimersi e  collassare su se stesso autonomamente sotto la forte spinta generata dall'espansione dei gas ricevuta da tergo grazie anche alla notevole massa inerziale offerta da questo tipo di ogiva,ma anche per caricare questo proiettile la forza umana è risultata invece necessaria e determinante. Osservando le condizioni dei proiettili rinvenuti sul campo di battaglia e parlo solo di quei proiettili che non hanno subito grossi danni per l'impatto col terreno risultano evidenti caratteristiche che li accomunano, 
Considerato che il numero di proiettili M.54 recuperati e presi in esame per 
questo studio superano il migliaio ,ma che di questi solo una piccola parte è 
presa in considerazione, e' mia opinione che gli stessi non possano formare una statistica applicabile a tutti i colpi sparati in quel giorno: e' in ogni caso possibile trarre dall'osservazione alcune deduzioni. Le caratteristiche che accomunano questi proiettili sono le seguenti: i dischi di compressione risultano distanti fra loro pertanto poco o del tutto non compressi; evidente risulta l'assenza del segno inequivocabile lasciato dalla bacchetta calcatoio sull'ogiva del proiettile,mentre il fondo del proiettile è perfettamente piatto. Manca perciò il segno dell’impatto sul fondo della canna e non vi è traccia della rigatura sul corpo del proiettile. Tutti i proiettili che non mostrano segni della rigatura della canna sono stati messi in un gruppo,(con queste caratteristiche e la stragrande maggioranza dei proiettili recuperati). Viene formato poi un secondo gruppo con tutti quei proiettili che mostrano di aver i segni più o meno marcati della rigatura. Infine,ma queste sono solo delle eccezioni, ho rinvenuto dei colpi totalmente deformati dalla pressione esercitata dalla bacchetta calcatoio durante la fase di caricamento che meritano una particolare menzione.
I proiettili che fanno parte del primo gruppo sono lunghi 24/25mm e su di loro non esiste traccia lasciata dalla testa della bacchetta calcatoio sull'ogiva,
mentre il fondo del proiettile è perfettamente piatto. Infatti se il proiettile avesse trovato appoggio in fondo alla canna contro il piccolo gradino svasato formato dalla giunzione fra il vitone di culatta e la canna, il fondo del proiettile avrebbe dovuto essere leggermente concavo. Le caratteristiche del secondo gruppo sono invece le seguenti: la rigatura presente e’ quasi sempre ben marcata,l’ ogiva ha evidenti tracce lasciate dalla cavità interna della bacchetta calcatoio ed infine il fondo del proiettile ha assunto la forma tondeggiante e leggermente convessa. Inoltre questi proiettili mostrano gli anelli di compressione schiacciati in modo uniforme (mantenendo però intatta la forma ogivale del proiettile),ed hanno una tutti una lunghezza di 23mm.. Il tallone d'Achille del sistema d'arma austriaco arma/munizione era dato dalle fecce lasciate dalla combustione della polvere nera: i moschetti austriaci a differenza dei francesi che sfruttavano un sistema diverso per far dilatare il proiettile ,soffrivano in maniera drammatica il problema dei residui di combustione rimasti in canna. Questi residui composti principalmente da carbone/salnitro e residui di piombo ,se dopo qualche colpo non venivano rimossi, rendevano quasi impossibile la corretta ricarica.
Le canne dei moschetti austriaci erano forate a 14,2mm,e gli 0,3millimetri di 
tolleranza tra canna e proiettile erano troppo pochi (del resto  inserire un proiettile a compressione troppo sottodimensionato rispetto alla canna avrebbe 
creato altri problemi) Un proiettile del tipo a compressione eccessivamente stretto avrebbe richiesto eccessiva deformazione per poterlo fare aderire alla canna,quindi di fatto il sistema sarebbe stato del tutto inutile: tanto sarebbe valso tornare alla palla sferica! Questo è quanto emerso studiando i proiettili recuperati sul campo di battaglia. Diversamente i proiettili Mod.54 rinvenuti nell'area dell’ex poligono di Motta di Livezza, risultano tutti essere stati  caricati in modo perfetto: anelli ben compressi,base del proiettile leggermente concava,lieve traccia lasciata dalla cavità interna della bacchetta calcatoio

20 Maggio del 1859 e lo scontro di Magenta,il sistema a compressione austriaco credo abbia mostrato tutti i suoi difetti. I primi sospetti sul fallimento della pallottola a compressione da 13,9 mm impiegata nel fucile Lorenz - M. 1854 - mi vennero oltre vent’anni fa. Osservando i proiettili che man mano recuperavo, notavo che la maggior parte dei proiettili austriaci sparati il giorno della battaglia erano privi della rigatura; inoltre, ad un primo esame, apparivano con i dischi semicompressi e privi di rigatura, come se fossero stati sparati da un’arma a canna liscia. Solo su alcuni si poteva notare una debole traccia di rigatura e solo su pochissimi la rigatura si stagliava profonda e nitida, questa fu la mia personale impressione, che da allora mi ha costantemente  accompagnato. Recentemente, nel Settembre 2009 c’è stata una svolta, ovvero il  ritrovamento presso Baite di Rebecco (nella piana di Medole) di un proiettile austriaco che giudico eccezionale per importanza e che conferma l’idea che per venti anni mi ha tenuto compagnia. Al momento non saprei come classificarlo perché possiede le caratteristiche sia del sistema a compressione Lorenz sia del sistema ad espansione tipo Miniè dei proiettili per carabina Petters in dotazione ai sardi.


 PROIETTILE SPERIMENTALE?                                                                              

Sostanzialmente si tratta proprio di una palla del Lorenz, stessa forma 
tronco- conica-ogivale, peso di 28.4 grammi;l’unico punto del proiettile non 
troppo danneggiato per poter rilevarne una misura attendibile è la parte 
bassa dell’ogiva e misura circa 14mm di diametro ,la differenza sostanziale sta nella base del proiettile. Con il disco di base è stata ottenuta una sorta di piccola cavità dalle pareti molto sottili (circa 1,2 mm); al centro vi è una sporgenza conica che alla base è larga 9 mm ed alla sommità si riduce a 8 mm, alta 3,5 mm, che serviva a deviare la pressione dei gas verso le pareti esterne della cavità stessa. Solo l’anello più vicino alla base risulta essere perfettamente schiacciato, mentre quello che si trova alla base dell’ogiva lo è solo parzialmente; comunque, nonostante il proiettile risulti sparato, la sua lunghezza totale è di  26 mm.: risulta quindi essere più corto dei proiettili mod. 54.Tuttavia, non avendo a disposizione un proiettile non sparato,avente queste caratteristiche,non mi è possibile stabilire di quanto questa palla si sia accorciata durante lo sparo. Tutto ciò premesso, la rigatura a 4 principi del fucile Lorenz M 54 ha lasciato i suoi segni su questa palla in modo nitido ed inequivocabile.
A prima vista il nuovo sistema sembrerebbe un’ottima soluzione, ma credo che  ottenere mediante fusione e su scala industriale una palla con queste caratteristiche fosse tutt’altro che facile; inoltre, questa sorta di “gonnellina” di fondo dà l’impressione di essere troppo fragile e facilmente danneggiabile anche dai piccoli urti che i proiettili subivano tra di loro nella giberna durante la marcia del fante.Il proiettile a espansione bavarese Podewils è stata la soluzione del problema, ma con qualche anno di ritardo: nel frattempo gli austriaci sono riusciti a mantenerne il segreto sul fallimento delle loro armi portatili in attesa di una soluzione che arriverà nel 1862 . 
Brano tratto dal libro DI William B. Edwards, nell’opera Civil War Guns
“Molti fucili M1854 varcarono l’oceano e diedero il loro contributo di morte 
durante la Guerra Civile Americana (1861-1865). William B. Edwards, nell’
opera Civil War Guns, ci racconta che nel 1862 il Colonnello Schuyler fece un 
acquisto per conto del governo federale: il contratto con il Ministero della 
Guerra austriaco prevedeva ben 70.048 fucili M 1854, tutti in un unico lotto, 
a 15,10 dollari l’uno. In definitiva, pare che circa 200.000 moschetti M.1854 arrivarono in mani nordiste, mentre circa 100.000, grazie al coraggio di audaci violatori del blocco navale esercitato dal governo di Washington, riuscirono ad arrivare nelle mani dei Confederati. Si sospetta che una vendita così massiccia fosse causata dal fatto che in quel periodo si stavano adottando i nuovi M 1862 con canna d’acciaio, ed è dunque ragionevole ritenere che il governo austriaco concluse un ottimo affare. Data la relativa grossezza della canna, nell’esercito dell’Unione molte di queste armi vennero ricalibrate, così da poter impiegare la palla d’ordinanza tipo Miniè calibro 58; sicuramente queste armi che subirono la ricalibratura, persero la rigatura diventando definitivamente ad anima liscia.” Proviamo ad analizzare quali furono i veri motivi che indussero i nordisti a dover alesare le canne dei moschetti acquistati dall’Austria ,non di certo per uniformarne il calibro come riportano le cronache dell’epoca. Sicuramente le armi furono accompagnate anche da una buona scorta di palle in piombo,da parti di ricambio e da attrezzature necessarie per preparare i proiettili in loco (pinze, stampi, ecc.). Considerato che per l’epoca, 15,10 dollari rappresentavano una discreta somma anche per un buon fucile, come poteva essere risultato il Lorenz durante le prove dimostrative in poligono, perché dunque mutilarlo in questo modo mediante l’asportazione della rigatura? E’ universalmente noto infatti che un fucile a canna liscia dia delle prestazioni nettamente inferiori rispetto ad uno a canna rigata. Il fatto che nordisti e sudisti acquistassero queste armi fa parte della storia: che un numero imprecisato di armi finite in mano ai nordisti subisse l’asportazione della rigatura è altresì un dato accertato, che l’ufficiale americano incaricato di visionare le prove di tiro ne sia rimasto positivamente impressionato è plausibile, perché il Lorenz, in poligono,è un’arma eccezionale , se imbracciato e trattato come si deve da mani esperte e consapevoli dei suoi limiti, può fare veramente dei miracoli. Azzardando un’ipotesi, l’unico motivo plausibile che possa giustificare il silenzio da parte austriaca sulla completa inefficienza dimostrata in battaglia delle loro armi Mod.54 col sistema del proiettile a compressione, era di cercar di vendere ed al più presto queste armi a qualcuno che avesse un disperato bisogno e fretta di averle. La guerra civile americana offrì loro la possibilità di potersene disfare di un buon numero con convenienza e relativa facilità.

Colpi recuperati nel ex  poligono austriaco di Motta di Livezza      

Proiettile mod.54 austriaco Cal.13mm lungo 20mm del peso di 23,5 grammi con un solo disco di compressione,sul corpo non vi è traccia di rigatura e non  risulta sparato,solo piccoli danni dovuti alla permanenza nel terreno; trattasi probabilmente di un proiettile concepito appositamente sotto calibrato ,da utilizzarsi quando la canna  dell’arma,ormai intasata dalle fecce,non consentiva di ricaricare coi proiettili di serie.       
     

Proiettili in dotazione all’armata franco piemontese impiegati durante la 
campagna d’Italia del ’59.

 1)Proiettile ideato da Claude-Etienne Minié, ufficiale francese degli Chasseurs in Africa cal.18mm ad espansione con cavità triangolare mod.1857 per armi rigate del peso di 32 grammi; il proiettile misura in lunghezza 22mm, a circa 5mm dal fondo si trova un solco largo circa 3mm. profondo circa 1mm che corre lungo la circonferenza del proiettile e serviva per contenere il grasso lubrificante. I lati del triangolo della cavità interna posteriore misurano11mm con una profondità10mm.circa,la parete del proiettile ha uno spessore di circa 4mm., la base della cavità è convessa;questo proiettile era adottato dai seguenti moschetti: fucile mod.1822 T bis,fucile mod.1842T,fucile mod.1853T e fucile mod.1854

 Palla Mignè cal.18MM. base triangolare

2) Proiettile Mignè francese cal.18mm ad espansione con cavità tonda per 
moschetti mod.1854 per armi rigate del peso di 35gramm in dotazione alle 
divisioni della Guardia Imperiale, a circa 8mm dal fondo si trova un solco a 
forma trapezoidale largo circa 4mm e profondo 0,5mm. Anche  questo solco era previsto per il grasso lubrificante. Come nel precedente modello il proiettile misura in lunghezza 23mm,il diametro della cavità è di 11mm per una profondità di circa 10mm,lo spessore della parete è di circa 3mm,la base è di forma  leggermente convessa.

Palla Mignè a cavità tonda  cal. 18mm. in dotazione alle divisioni della  guardia

Proiettile Tramisier Thouvenin

Proiettile francese Tamisier per armi rigate a stelo sistema Thouvenin 
cal.17mm del peso di 47,5 grammi;questo proiettile di forma troncoconica era 
stato concepito per armi sistema a stelo ed adottato per i seguenti modelli: 
-carabina a stelo mod.1846, carabina a stelo mod.1853 in dotazione ai reparti di Zuavi e Cacciatori
Moschetto d’artiglieria a stelo mod.1829T, - Moschetto d’artiglieria a stelo mod.1829T bis in dotazione all’artiglieria ed ai sottufficiali e trombettieri degli Zuavi. Nel 1841 Louis-Etienne de Thouvenin, un ufficiale francese escogitò un sistema per far aderire il proiettile alla canna rigata. Ideo uno stelo di acciaio da avvitarsi al centro della camera di scoppio,contro il quale avrebbe trovato appoggio il centro piatto del proiettile,evitando di farlo sprofondare e favorendone l’espansione.Questo stelo fa da contrasto ai colpi di bacchetta favorendo la dilatazione del proiettile nella sua parte inferiore,infatti i proiettili, sparati con armi dotate di stelo rinvenuti, hanno una fossetta nella parte posteriore lasciata dallo stelo. La profondità di questa fossetta lasciata dallo stelo va da pochi decimi di millimetro ai 2 mm a seconda della quantità di colpi inflitti al proiettile mediante la bacchetta calcatoio per farlo dilatare,mentre il diametro di queste fossette indipendentemente d’alla profondità, è di 9mm. Su un proiettile di questo tipo ma rinvenuto nell’ ex poligono militare di Venaria Reale (To) in uso nel 1800, ho riscontrato una fossetta lasciata dallo stelo profonda ben 6 mm. circa con un diametro di soli 7mm, la conicità di questo proiettile ha preso la forma della cavità interna della bacchetta calcatoio per i colpi subiti. La profondità di questa fossetta è dovuta all’adozione di uno stelo più stretto,il quale offrendo al proiettile meno base d’appoggio rispetto ad uno di 9 mm,penetrava anziché contrastare.

Sicuramente in questo poligono furono effettuati degli esperimenti per cercare di ridurre il diametro dello stelo e dar modo di avere una camera di scoppio leggermente più larga,in modo da ottenere più spazio fra stelo e camera di scoppio.

a sinistra proiettile Thouvenin rinvenuto al poligono di Venaria Reale a destra proiettile Thouvenin rinvenuto a Solferino
La prima versione di questo proiettile adottata nel nuovo sistema a stelo, 
era costituita da un proiettile cal. 17mm di forma tronco conica con baricentro spostato all’indietro, avente le pareti del corpo lisce, identico al proiettile 
adottato per le carabine da bersagliere mod.1848 tranne che per il calibro.
Questo proiettile, nonostante fosse stabilizzato dalla rigatura, sui tiri a 
lunga distanza, quando l’effetto stabilizzatore della rotazione diminuiva 
e  cominciava a perdere velocità capottava destabilizzandosi.(la coda era più pesante della punta). Sempre nel 1841 il capitano di artiglieria Tamisier per contrastare il ribaltamento alle basse velocità del proiettile ,capì che bisognava aumentarne l’attrito contro l’aria. Ottenne ciò praticando 3 solchi distanziati fra loro di circa 2 mm. e profondi 0,5mm attorno alla parte cilindrica del proiettile. In tal modo la testa pur leggera e appuntita,non veniva scavalcata dalla coda pesante grazie all’azione aerodinamica dei solchi che la trattenevano indietro favoriti dall’impatto maggiore dell’aria. In arsenale, quando venivano confezionate le cartucce di questo tipo, nelle piccole fessure ricavate sulla parte cilindrica del proiettile veniva depositato del grasso lubrificante.

Palla da bersagliere Mod. 1848

Proiettile per carabina da bersagliere rigata a camera ristretta mod.1848 
cal.17mm , lunga 23mm del peso di 45 grammi; questo proiettile di forma 
tronco conica con pareti totalmente lisce,è alla base leggermente svasato per agevolarne l’introduzione in canna. Il proiettile era lubrificato con una mistura di sego e cera d’api. Per questa carabina lunga appena 1metro e12centimetri era prevista (come per il Fucile austriaco rigato dei cacciatori M. 1854, cal. 13,9 mm, 
(Dornstutzen) una lunga sciabola baionetta con una lama da 47cm.: in questo modo anche la carabina da bersagliere poteva competere alla pari negli scontri corpo a corpo. Pur avendo il corpo perfettamente liscio il proiettile non sembrava soffrire dello stesso inconveniente del proiettile cal. 17mm Thouvenin, forse perché le 8 rigature a passo stretto della canna stabilizzavano sufficientemente il proiettile fino a fine gittata.


Proiettile sardo piemontese Nesler

Il Proiettile per armi a canna liscia Nesler in dotazione all’armata Sarda cal.
17mm., lungo 15mm.del peso di 25,7grammi avente una forma cilindro-sferica; nella porzione posteriore vi è una cavità a forma conica con una protuberanza che scende dal vertice per circa 3 mm , la parte cilindrica del proiettile è lunga 10mm, la testa semisferica misura 5mm., sono spesse 4mm. il  peduncolo al centro della cavità ha la funzione di far convergere i gas contro le pareti del proiettile,la stessa soluzione sarà poi adottata per i proiettili mod. 1856 per carabina da bersagliere. Con questa configurazione il proiettile Nesler risultava più pesante verso la punta. La forma cilindro-sferica della palla evitava il ribaltamento tipico della palla sferica tradizionale, permettendo allo stesso tempo l’aderenza precisa alla canna, evitando i rimbalzi interni ad essa; la cavità  posteriore relativamente poco profonda permetteva una limitata espansione del proiettile al momento dello sparo.
Il proiettile Nesler aveva una gittata utile di circa 300metri e con una buona 
precisione, garantita dal baricentro avanzato che gli permetteva di non 
ribaltarsi in volo anche se privo del moto rotatorio sul suo asse impresso 
dalla rigatura. In un proiettile sferico invece  la gittata utile scendeva attorno ai 150 metri.

                                                 

Palla Peetters per carabina da bersagliere Mod. 1856  

I sistemi adottati per far dilatare il proiettile all’interno della 
canna erano più o meno validi,ma,tutti senza esclusione, soffrivano per i 
residui di combustione rimasti in canna, in particolar modo le armi austriache ebbero a soffrirne maggiormente a causa del calibro più piccolo e la poca tolleranza esistente tra canna e proiettile. I numerosissimi proiettili Lorenz cal. 13,9mm austriaci recuperati denunciano tutti quei difetti elencati in questo articolo. Il rinvenimento sul campo di battaglia di un proiettile sperimentale, è la prova che anche gli austriaci si erano resi conto dei limiti della nuova pallottola a compressione e cercarono di correre ai ripari studiando un nuovo tipo di proiettile. Con canne particolarmente sporche, causa le fecce depositatesi ,si rendeva talmente difficoltoso il caricamento dell’arma tanto che inserito un proiettile in canna,non si riusciva a spingerlo fino in fondo.

A questi proiettili, che già nei primi centimetri tendevano a grippare contro le pareti della canna, poteva accadere che si bloccassero definitivamente anche dopo pochi centimetri,ed il pensare di estrarre un proiettile bloccato anche solo a metà canna con l’apposito attrezzo era un’impresa impossibile, questo perché i colpi di bacchetta dati per caricare il proiettile avevano già iniziato a dilatare il piombo dello stesso facendolo aderire. (il termine esatto sarebbe “incollare” alla rigatura  della   canna). L’apposito attrezzo non sarebbe riuscito ad estrarre il proiettile bloccato, poiché  il filetto creato dal succhiello penetrato nel piombo tenero del proiettile si sarebbe facilmente strappato nel tentativo di liberare la canna,(ciò nonostante la presenza nell’attrezzo cavapalle di un filetto a passo lungo proprio per evitare tale inconveniente). 

Come già accennato all’inizio, da alcuni proiettili austriaci M54 da 13,9mm rinvenuti sul campo di battaglia ,si può comprendere  perfettamente quanto sia stato fatto perché essi potessero  essere spinti sino in fondo alla camera di scoppio del moschetto. Questi  proiettili hanno infatti cambiato totalmente forma, la parte ogivale del proiettile è diventata una sorta di tronco di cono assumendo la forma interna della bacchetta calcatoio: su questi proiettili sono ben visibili infatti i segni lasciati dai poderosi colpi di bacchetta dati dal fante per cercare di caricare il  proiettile. Nonostante tutti gli sforzi,la palla si era fermata troppo distante dalla camera di scoppio.(La prova del mancato contatto fra il  proiettile e la base svasata  della  camera di scoppio è data dall’assenza della classica forma concava alla  base del proiettile). Su tutti i proiettili rinvenuti in queste condizioni non vi è traccia di rigatura,ma al suo  posto, sono presenti profonde striature longitudinali provocate  dall’avvenuta scavalcatura della rigatura stessa, causata dalla sovra-pressione  per l’ eccessiva distanza tra la polvere ed il proiettile.

Scritto e studiato interamente da MASSIMO BORELLI

Info: recuperante@libero.it



venerdì 29 gennaio 2016

CODICE INTERNAZIONALE DI BOSTON


 

Il Codice di Comportamento di Boston, accettato dal Comitato Mondiale per il Metal Detecting è un codice etico il cui rispetto deve essere tenuto da qualsiasi cercatore .

Non introdursi mai in terreni privati, senza aver prima ottenuto il permesso del proprietario.

Rispettate sempre la campagna: non lasciate mai canceili aperti, non danneggiare i raccolti e le colture in atto.

Portate sempre ogni oggetto archeologico trovato al più vicino Ufficio di Sovrintendenza alle Antichità.

Non interferite con il lavoro degli archeologi.

Evitate ogni zona a vincolo da parte delle Sovrintendenza ai Beni Archeologi, a meno che non si ha il permesso scritto.

Ricoprite sempre i fori d'estrazione.

Non gettate mai in terra oggetti mettalici già trovati come: tappi, chiodi, ecc. al contrario raccoglieteli e gettateli nei contenitori appositi, aiutando così a mantenere pulita la campagna.

Prestate molta attenzione a tutto ciò che ha l'aria di essere un residuo bellico.
Nel caso troviate tali oggetti, NON toccateli ed avvisate subito le autorità  competenti.

Ricordate che chiunque esce con un metal detector è un ambasciatore dell'hobby. Non fate niente che possa gettare discredito su questo hobby e su chi lo pratica.

 


giovedì 28 gennaio 2016

COSTRUIRSI UN PICCOLO METAL DETECTOR FAI DA TE

Tutti hanno sempre sognato di costruirsi un metal detector fai da te (premetto che non l ho mai fatto) quindi in questo articolo vi spiegherò come fare in grandi linee (Date in occhiata anche su YouTube).

Occorrente:

- Una calcolatrice

-Una radio fm

-Un po’ di Velcro o Biadesivo

-Una custodia di cd in plastica

Come fare:

È tutto molto semplice quindi non aspettatevi grandissimi risultati ma è bello provare!

Prendete la scatola del cd e togliete lo inserto dove viene inserito il cd lasciando solo la plastica. A questo punto avremo i due lati del cd vuoti. Quindi prendete il velcro e fatene due striscioline. Una andrà attaccata su un lato della custodia e l’altro sul cd. Dunque attaccate la calcolatrice al cd. Poi dovremo fare la stessa cosa con la radiolina: una parte su di essa e l’altra sull’altro lato del cd. A questo punto dobbiamo accertarci che la calcolatrice sia accesa e che appaia il numero 0. Anche la radio deve essere accesa e soprattutto settata sulla frequenza AM. Inoltre mettete la frequenza più alta che potete.

Da ciò dipenderà la sensibilità del vostro apparecchio. Ora non dovrete far altro che piegare la custodia e far aderire calcolatrice e radio. Per vedere se funziona dovrete avvicinare questi due oggetti e vedere se sentite un suono simile ad un disturbo della frequenza. Se il test è positivo avvicinando il vostro metal detector ad un oggetto di ferro sentirete lo stesso rumore. 

Logicamente essendo così economico non è neanche molto potente quindi non aspettatevi prestazioni da urlo però la curiosità di provare e smanettare per vedere se funziona ne vale la pena! 

FATEMI SAPERE NEI COMMENTI COM'È ANDATA

PROVARE PER CREDERE!!!